Richieste di pareri. Uno strumento di cui Wikipedia ha assoluto bisogno

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Su questo blog e sul suo forum ho scritto più volte che la Wikipedia italiana avrebbe un assoluto bisogno di un sistema di "richieste di pareri" (RdP) sui contenuti delle voci o delle linee guida del progetto. Le RdP potrebbero risolvere quei conflitti editoriali che spesso, quando non degenerano in questioni comportamentali, provocando guerre di modifiche e blocchi, comunque finiscono per logorare la pazienza degli utenti e possono spingerli via dal progetto. Ma non c'è solo questo: le RdP renderebbero la vita comunitaria più interessante e partecipata: per tutti, persino per gli admin, sarebbe più facile dare un contributo alle scelte editoriali e organizzative dell'enciclopedia. Inoltre le discussioni comunitarie potrebbero stimolare un miglioramento della qualità dei contenuti: lo si vede spesso nelle procedure di cancellazione (PdC), ma in quei casi si tratta quasi sempre di voci scarsamente rilevanti; nel caso delle RdP, potrebbe trattarsi anche di voci fondamentali o comunque molto importanti. 

Il punto di partenza è costituito dal sistema di RdP della Wikipedia inglese, anche se, avverto subito, le regole e le prassi di quel progetto andrebbero modificate per adattarle alle specificità del progetto italiano – una comunità editoriale più ristretta e meno professionalizzata. Per capire di che si tratta, si consulti la pagina WP:RFCA. La prima cosa che notiamo è che quella comunità oggi (9 giugno 2025), ma in realtà in ogni momento della sua vita, discute di cose interessanti, ben diverse da quelle su cui ci si affatica nelle PdC nostrane. Nell'incipit della voce su Trump bisogna inserire che ha iniziato la sua seconda presidenza graziando circa 1500 partecipanti all'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021? La biografia di una scrittrice trans di libri per adolescenti deve riportare il suo nome alla nascita? La biografia di un alto funzionario indiano deve fare riferimento alle molte controversie che hanno accompagnato le sue attività? Il leader di un partito neonazista irlandese dev'essere descritto anche come "cospirazionista"? Come categorizzare i libri di Scientology: religione, pseudoscienza, finzione o saggistica? C'è un consenso accademico sul fatto che la "teoria polivagale" è falsa? È il caso di modificare certe regole del Manuale di stile di Wikipedia? eccetera eccetera.

I wikipediani capiscono subito che questo genere di questioni sono ricorrenti e fanno parte della vita quotidiana di un progetto come Wikipedia. Senza dubbio, per alcuni si tratta di seccature che potrebbero essere evitate se gli utenti non si impuntassero e avessero un atteggiamento più collaborativo, meno partigiano o, come direbbe Gianfranco, più "umile". Ma per molti queste questioni, o almeno alcune di esse, sono il "sale" dell'enciclopedia: ciò che rende il processo della sua scrittura collettiva così appassionante.

Naturalmente anche sulla Wikipedia italiana questioni del genere sorgono in continuazione e di solito, come sulla Wikipedia inglese, vengono affrontate nelle pagine di discussione delle voci o delle linee guida e delle pagine di aiuto. Se la discussione non produce un consenso, chi è interessato può cercare, con alterne fortune, di coinvolgere gli utenti attivi sui progetti tematici. Se pochi partecipano e la disputa resta essenzialmente confinata a due utenti, in teoria è possibile chiedere la mediazione di un terzo, che però è un evento raro. Se invece la questione è saliente e molti utenti partecipano alla disputa, può succedere che la discussione diventi caotica e illeggibile. 

Spesso l'esito finale è insoddisfacente per chi partecipa alla disputa. Non solo perché – come a volte è inevitabile che sia – un compromesso è impossibile, sicché una delle due parti deve soccombere, ma anche perché chi soccombe non può accettare il risultato come proceduralmente corretto: la sensazione è che, a prescindere dal merito, l'opinione di alcuni – tipicamente, quella del primo admin intervenuto sulla questione controversa – pesi più di quella degli altri. Inoltre capita che gli utenti più in gamba abbandonino presto una discussione che percepiscono come dispersiva e inconcludente; prevale chi, avendo più tempo a disposizione da dedicare a Wikipedia, è disposto a trascorrerlo replicando a molti commenti. Tutto ciò è frustrante e può spingere gli utenti a interrompere la contribuzione: discutere sembra una perdita di tempo e ingoiare il rospo alla lunga è demotivante. Facilmente l'atmosfera si scalda in una situazione di stallo e chi perde la pazienza per primo – spesso gli utenti periferici, meno influenti e meno esperti delle regole comportamentali del progetto – viene ammonito e bloccato.

Ritorniamo alle RdP della Wikipedia inglese. Quando la discussione è giunta a un punto morto ed è chiaro che le parti coinvolte non riusciranno ad accordarsi su una soluzione che soddisfi tutti o quasi, è possibile aprire una RdP. Inizia quindi una discussione formale, che per certi aspetti è simile alle discussioni che gli utenti italiani intrattengono nelle PdC: una discussione governata da regole, volta alla produzione di un consenso o all'accertamento della sua mancanza.

Anzitutto, chi apre la RdP deve farsi carico di formulare, in modo breve, neutrale e non suggestivo, un quesito che proponga due o più opzioni che siano più o meno immediatamente implementabili: il quesito non può essere vago ("come vogliamo descrivere il sig. Pinco?") ma non deve nemmeno necessariamente essere un'alternativa secca tra due o più scelte in un elenco chiuso ("Il sig. Pinco deve essere descritto come A o B?"); il quesito che apre una RdP può lasciare anche un certo spazio per gli accomodamenti, per la ricerca di consenso nel corso della RdP ("Il sig. Pinco deve essere descritto come A, B, oppure C - specificare come?"). La formulazione del quesito può essere oggetto di una discussione preliminare e, una volta aperta l'RdP, i partecipanti potranno proporre ipotesi ulteriori, diverse da quelle contenute nel quesito, sulle quali potrebbe formarsi un consenso. Un certo grado di elasticità è possibile, perché una RdP non è una votazione ma una discussione argomentata. Del resto, alla fine la RdP dovrà essere "chiusa" da un utente non coinvolto (salvo emerga subito un consenso chiaro) il quale valuterà la discussione nel suo insieme, compreso il suo svolgimento cronologico, la quantità dei pareri e la qualità degli argomenti, per determinare se c'è una soluzione sulla quale la comunità tendenzialmente converge nel rispetto delle regole del progetto. La chiusura della RdP è un passaggio fondamentale, che vale a distinguerla sia dalle discussioni informali non strutturate, sia dalle votazioni ("sondaggi") o elezioni. Ma prima di arrivare a spiegare in che cosa consiste, due parole ancora sullo svolgimento della RdP.

Una volta formulato il quesito – ripeto, breve, neutrale e specifico – questo viene pubblicato e categorizzato (in modo automatico, grazie al Template:Rfc) nella pagina WP:RFCA, che quindi funge (analogamente a WP:PDC sulla Wikipedia italiana) come luogo da cui avere un colpo d'occhio su tutte le RdP in corso. Inoltre, l'RdP può essere pubblicizzata al Bar, sulle pagine dei progetti tematici e sulle pagine di discussione di voci connesse; gli utenti che in passato abbiano partecipato a discussioni sullo stesso tema possono essere "pingati" (possono ricevere una notifica), ovviamente in modo non selettivo. Lo scopo è ottenere la massima pubblicità e partecipazione per l'RdP nella convinzione, innanzitutto, che sia più facile che sbaglino due o tre utenti piuttosto che venti o trenta e, in secondo luogo, che il coinvolgimento in una discussione comunitaria non è mai una perdita di tempo – tempo sottratto alla scrittura dell'enciclopedia. Al contrario, chi partecipa a una RdP può appassionarsi al tema – cercando fonti, migliorando la voce – e può appassionarsi al progetto – un luogo in cui contribuire all'adozione di decisioni collettive facendo sentire la propria voce, e un luogo in cui istruirsi, imparando dalla voce degli altri.

La discussione nell'RdP è una discussione formale, sottoposta a regole in gran parte identiche a quelle che già si applicano nelle PdC italiane. L'uso dei template "Favorevole" o "Contrario" sarà raramente possibile, a causa della natura non-binaria delle questioni che possono essere affrontate in una RdP, ma gli utenti avranno comunque cura di segnalare in grassetto il proprio parere (che in gergo viene chiamato "!voto") collocandolo in un elenco puntato e usando in modo appropriato l'indentazione. Ad esempio:

* '''Opzione 1'''. Il titolo "Genocidio a Gaza" non è neutrale, perché suggerisce che un genocidio sia certamente in atto, il che è controverso. -- [[Utente:Tizio|Tizio]]
:: Sei sicuro? Guarda che abbiamo una voce [[Babbo Natale]] che non sostiene che Babbo Natale esiste [[Utente:Caio|Caio]]
::: Non c'entra nulla. Nella voce su Babbo Natale non abbiamo intere sezioni volte a dimostrare che Babbo Natale esiste. [[Utente:Tizio|Tizio]]
* '''Opzione 2'''. Il "Genocidio a Gaza" è un tema diffuso del dibattito politico e della ricerca accademica. "Accuse di genocidio a Gaza" sembra suggerire che si tratti solo di "accuse" e che non ci sia del merito, mentre molte fonti terze e autorevoli dimostrano il contrario. [[Utente:Caio|Caio]]
* '''Opzione 1'''. Quoto Tizio. [[Utente:Sempronio|Sempronio]]
* Avrei una leggera preferenza per '''Opzione 2''', ma forse "genocidio" è troppo forte. Che ne dite di aggiungere una '''Opzione 3''' relativa a una voce sui "Crimini internazionali a Gaza", nella quale includere una sezione sulle "Accuse di Genocidio"?  [[Utente:Mevio|Mevio]] 

Mantenere una RdP ordinata richiede esperienza, e a tal fine gli admin e gli altri utenti di lungo corso possono fare molto. Oltre alla sezione per i pareri e le repliche ai pareri si possono creare altre sezioni per la discussione informale sul tema, o per le repliche e contro-repliche troppo lunghe, o per le meta-discussioni sullo svolgimento dell'RdP, o per la raccolta e l'analisi delle fonti, ecc.; queste sezioni possono essere a loro volta divise in sottosezioni. Può essere necessario usare il template:cassetto per contenere e neutralizzare le digressioni off-topic. Gli utenti che disturbano la discussione con commenti sovrabbondanti e insistenti possono essere avvisati sulle loro pagine utente e convinti a desistere o bloccati. Ci si aspetta che gli utenti mantengano un comportamento esemplare durante l'RdP, evitando gli attacchi personali e le violazioni delle regole sull'uso delle pagine di discussione, compreso il "martellamento" e i "palchi da comizio". Ciò senza peraltro cadere in un rigore eccessivo, ma cercando di mantenere l'ambiente di discussione ospitale, produttivo e focalizzato.

L'RdP deve rimanere nel complesso leggibile, ordinata, sicché anche chi ha poco tempo a disposizione possa rapidamente consultarla, individuare gli argomenti e le fonti più importanti, farsi un'opinione sul tema. Per avere un'idea dello svolgimento delle RdP più complesse e controverse, consiglio di dare un'occhiata a questa sullo status di "fonte affidabile" di Fox News o a questa sull'incipit della voce "Trans woman". Comunque nulla di tutto ciò è estraneo alla Wikipedia italiana o troppo "esotico": di fatto, si tratta di applicare più o meno le stesse modalità di discussione già in uso nelle PdC, con la differenza che, non essendo l'alternativa di tipo binario (mantenere/cancellare), la tendenza alla dispersione è più accentuata ed entro certi limiti può essere utile alla qualità del dibattito e del lavoro editoriale.

Finché l'RdP è aperta, gli utenti che partecipano alla discussione, eventualmente assistiti dagli admin, manterranno lo status quo sulla voce ed eviteranno le guerre di modifiche. Ma una volta che l'RdP abbia raggiunto un consenso, la sua implementazione è una questione di routine, che non trasforma l'admin in un "amministratore coinvolto": l'unico modo per modificare un vero consenso (cioè un consenso formato con una RdP) è aprirne una nuova. Cosa che può essere fatta da chiunque in qualsiasi momento, poiché "il consenso può cambiare", ma cum grano salis: continuare a ri-litigare le stesse questioni può essere disruptive (WP:DANNEGGIARE). Per riaprire una questione già decisa da una RdP è opportuno che ci siano nuove fonti o nuovi fatti che giustificano un riesame.

Quando può dirsi che una RdP ha raggiunto un consenso, o che un consenso non può essere raggiunto – né positivo, né negativo – e l'RdP deve essere chiusa? All'opposto delle PdC, che devono concludersi in un tempo predeterminato, le RdP in linea di principio non devono essere chiuse prima di 30 giorni. Ci sono eccezioni: se il quesito è mal formulato o emerge subito un consenso schiacciante, un utente non coinvolto può chiudere la procedura sostanzialmente inutile e dispersiva in qualsiasi momento (WP:SNOWBALL). Anzi, non c'è nemmeno bisogno di una chiusura formale: se il consenso è chiaro, si può procedere alla sua immediata attuazione. Ma al di fuori di questi casi, la regola è che non c'è fretta: se non c'è un consenso evidente, non c'è ragione per chiudere l'RdP.

D'altra parte, quando inizia a essere chiaro che la discussione langue e che si è sostanzialmente conclusa, e che non arriveranno nuovi pareri o, se arriveranno, non potranno modificare in modo significativo la situazione esistente, allora è giunto il momento della "chiusura". La chiusura (che sulla Wikipedia inglese può essere chiesta a WP:CR) è un momento delicato e importante nella vicenda dell'RdP. In teoria può essere fatta da qualsiasi utente non coinvolto, ma personalmente non mi scandalizzerei se, sulla Wikipedia italiana, il compito venisse riservato agli amministratori e le richieste di chiusura venissero formulate a WP:RA.

La chiusura di una RdP è molto diversa dalla chiusura di una PdC o di una UP. Non si tratta semplicemente di accertare il risultato della procedura – cosa che di per sé può non essere facile, in alcuni casi – ma anche di spiegarlo, formalizzando non solo il consenso (a favore, contro, o la sua mancanza) ma anche dando brevemente conto della discussione e delle ragioni a favore e contro il suo risultato. Ciò, secondo WP:ACD e secondo la prassi, consentirebbe non solo di risolvere la disputa editoriale, ma anche di

  • permettere agli utenti di passare da una questione specifica a nuove questioni.
  • fornire un riferimento autorevole per gli utenti qualora la questione si ripresenti in futuro.
  • aiutare gli utenti a comprendere perché si è verificato un determinato risultato.
  • preservare l'autorità, l'integrità e la trasparenza del processo di chiusura, consentendo un'efficace risoluzione delle controversie anche in futuro.
  • in alcuni casi, formalizzare anche decisioni non controverse

La chiusura non può essere un "supervoto", ovviamente – chi chiude non deve sovrapporre il proprio giudizio personale a quello che è emerso dalla discussione comunitaria, e anzi sarebbe preferibile che chi ha un'opinione forte sul tema in discussione si astenga dal chiuderla. Ma la chiusura non è nemmeno una conta meccanica dei pareri a favore o contro una determinata ipotesi.

Detto questo, i numeri contano, eccome, nella determinazione del consenso. Su questo bisogna fare chiarezza perché sulla Wikipedia italiana la considerazione della natura qualitativa del consenso wikipediano ("i pareri si pesano, non si contano") tende a occultare la sua dimensione quantitativa, trasformando WP:CONSENSO in una sorta di WP:SAGGEZZA e aumentando i rischi di "supervoti", cioè di utenti – tipicamente admin – convinti di sapere meglio degli altri che cosa è richiesto dai pilastri o dalle linee guida del progetto nelle circostanze date.

Il punto fondamentale è che chi chiude una discussione deve scartare gli argomenti irrilevanti perché fondati su errori, contrari alle linee guida, o sostanzialmente vuoti, "pseudo-argomenti". Se qualcuno giustifica il proprio parere richiamandosi a una linea guida che fraintende o a fonti che non sono affidabili, o esprime una preferenza personale idiosincratica non fondata sulle regole del progetto o a esse contraria ("semplicemente non mi piace") o addirittura ricorre ad argomenti ad hominem ed attacchi personali, quel parere non conta. Per contro, è accettabile richiamare le argomentazioni di un altro utente ("quoto Tizio") se tali argomentazioni sono fondate sulle linee guida, compreso il buonsenso. Non è indispensabile scrivere lunghi papelli, ma si possono recepire e valorizzare gli apporti degli altri, garantendo una maggiore sintesi e leggibilità della procedura.

Oltre a scartare i pareri basati su argomentazioni irrilevanti o infondate, chi chiude una discussione non deve considerare i pareri che sono il prodotto di una "campagna elettorale", o che verosimilmente potrebbero esserlo – ad esempio, il parere di un'utenza appena creata allo scopo di partecipare alla RdP. In questi casi, non è nemmeno necessario maltrattare gli utenti monoscopo che sono stati convogliati da una chiamata selettiva, come purtroppo si fa sulla Wikipedia italiana; è sufficiente notare la circostanza, in modo che chi chiude la discussione possa tenerne conto nella determinazione del consenso. 

Una volta rimossi i pareri irrilevanti per le ragioni che ho spiegato e i pareri espressi da utenti in mala fede (ad esempio, sockpuppet), in conflitto di interessi o convocati da una campagna elettorale, la determinazione di un consenso non è una questione puramente aritmetica. Ad esempio, se si tratta di scegliere tra A, B e C, chi chiude dovrà contare i pareri a favore di A, B e C, ma potrà anche tener conto degli argomenti di chi ha spiegato per quale ragione A, supponiamo, è contraria alle regole del progetto, o comunque non preferibile. Inoltre, se B rappresenta in qualche modo una mediazione o un compromesso tra A e C, chi chiude potrà ritenere che il consenso cada su B anche se non ha ottenuto la maggioranza dei pareri, soprattutto quando gli utenti hanno manifestato una preferenza in tal senso ("A e in subordine B" o "C e in subordine B"). Anche lo svolgimento cronologico della discussione può essere rilevante: se nei primi giorni tutti !votavano A sino a quando l'utente:Pinco non ha formulato un'argomentazione convincente a favore di B, dopodiché la maggioranza ha iniziato a votare B, ciò è una ragione per far pesare i primi voti a favore di A meno dei voti "tutto considerato" a favore di B. La casistica può essere varia, ma il punto fondamentale è che il numero conta, eccome, sebbene la determinazione del consenso non sia un processo meccanico di sommatoria di voti. 

Che fare se la chiusura è sbagliata, o se qualcuno in buona fede ritiene che lo sia? La Wikipedia inglese ha una procedura di appello contro le chiusure, che tipicamente per le RdP si svolge presso l'equivalente locale di WP:RA. Nel caso della Wikipedia italiana, nella quale il gruppo degli admin in gran parte coincide con la comunità editoriale che partecipa alle discussioni, credo che WP:RA rappresenti un forum troppo ampio e dispersivo. Infrangendo il dogma secondo cui l'ArbCom non si deve occupare di contenuti – a mio parere, un dogma più adatto alla Wikipedia inglese che a quella italiana, dove il carattere più informale e ristretto della comunità editoriale suggerisce di non tracciare una distinzione troppo netta tra questioni contenutistiche e comportamentali – penso che un buon forum per appellare una chiusura sbagliata potrebbe essere l'ArbCom.

Da notare, infine, che la chiusura di una RdP può accertare l'esistenza di un consenso positivo su una determinata modifica (quella modifica va fatta) o un consenso negativo (quella modifica non va fatta) ma anche la mancanza di un consenso: la questione è indeterminata, aperta, e fare o non fare la modifica non viola un consenso comunitario. L'RdP, infatti, non è un toccasana per ogni male: riesce a produrre un consenso più facilmente di una discussione informale tra utenti coinvolti, ma non ci riesce necessariamente in tutti i casi.

Nondimeno, l'RdP, pur non essendo un toccasana, è una procedura utilissima, e per varie ragioni. Anzitutto, se la questione è controversa, è molto più facile determinare l'esistenza di un consenso in una RdP che in una discussione informale: l'RdP garantisce certezza e una certa stabilità, pur suscettibile di revisioni e ripensamenti, prevenendo le guerre di modifiche e risolvendo efficacemente molte dispute editoriali. Collegato a ciò, l'RdP può evitare che le dispute editoriali diventino dispute comportamentali: di fronte a una situazione di stallo senza via di uscita, gli utenti frustrati possono aver difficoltà a rispettare la wikiquette; quando la situazione si surriscalda, l'RdP offre la sponda di una discussione comunitaria formale e civile. Inoltre, l'esito di una RdP è facilmente accettabile dagli utenti dissenzienti come proceduralmente corretto, ancorché sbagliato nel merito: il fatto che a tutti sia data l'opportunità di esprimere un parere e che il parere di chiunque conti in linea di principio quanto il parere degli altri, conferisce alla decisione una legittimità indipendente dal merito. Infine, favorendo la partecipazione alla disputa editoriale di utenti non coinvolti  utenti diversi da quelli appassionati che l'hanno iniziata e si sono trovati in un'impasse  l'RdP può promuovere l'adozione di decisioni più neutrali, o quantomeno più ponderate e condivise.

Ma non c'è solo questo: l'RdP ha degli effetti, per così dire, di sistema o strutturali, che vanno al di là della gestione della singola controversia. Poiché il procedimento editoriale è trasparente ed equanime, è favorita la partecipazione di tutti; la comunità editoriale diventa più inclusiva e, francamente, più interessante. Tra i motivi che spingono a partecipare a Wikipedia, si aggiunge la possibilità di pesare con un parere influente sull'adozione di decisioni relative a questioni salienti del dibattito editoriale interno o del dibattito pubblico generale. È una possibilità che i wikipediani apprezzano molto, come dimostra l'ampia partecipazione alle PdC, che pure generalmente decidono questioni di gran lunga meno importanti. Inoltre, l'RdP è una scuola per i wikipediani, che promuove certe virtù e attiva processi di apprendimento relativi sia al tema oggetto della discussione – sicché spesso una RdP ha una ricaduta positiva sulla qualità della voce di cui si tratta – sia alle linee guida del progetto, che vengono richiamate per sostanziare le argomentazioni a favore dei pareri. Si rafforza così una "conversazione wikipediana" dotata di una propria specificità, di un'expertise e regole che la distinguono da altri ambiti di riflessione, e che non è più basata sulla "ricerca del consenso costi quel che costi": il consenso è un prodotto eventuale della procedura, non un suo presupposto. Al contrario, l'RdP promuove il confronto dialettico, persino il conflitto, che diventa possibile – e vivificante – perché incanalato in una procedura che lo gestisce, lo media, lo "mette al lavoro". Ciò può essere stimolante per utenti con un'attitudine argomentativa, così come la "chiusura" delle RdP può essere una palestra per utenti che, per contro, abbiano un'attitudine alla mediazione, alla neutralità distaccata ed equanime: l'RdP è una straordinaria palestra di formazione sia per gli utenti-editor, sia per gli utenti-admin.

Commenti

  1. "...L'RdP è una straordinaria palestra di formazione sia per gli utenti-editor, sia per gli utenti-admin". Sono auspici inopinabilmente utopici: l'ambiente intra-wikipediano è dominato da taluni amministratori "supplizzianti" (come i cenobiti di hellraiser): delle vere e proprie "bande" di amministratori problematici che si richiamano in raccolta (crikka) per infliggere il piacere del dolore ai contributori, soprattutto se validi e competenti nel miglioramento di talune voci enciclopediche dal contenuto raccapricciante; "bande" che in alcuni frangenti vengono poi spodestate (continuando metaforicamente con hellraiser) da i capi dei capi (come il temutissimo Super......a mo' di doctor cenobita), che in virtù dei loro (suoi) collegamenti privilegiati devastano (devasta) selvaggiamente tutto ciò che non gli va a genio dei contributori: senza argomenti e motivazioni a supporto chiarificativo dei contributori per il ravvedimento sugli errori di contribuzione, come si può evincere dallo storico delle voci su cui si sono (si è) impegnati(to) a mantenerle contenutisticamente sbagliate: in satisfazione della loro(sua) egomania di piacere.

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    1. *supplizianti

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    2. itawikinostra9/6/25 20:26

      Sottoscrivo in pieno quanto scritto da Anonimo qua sopra. Aggiungo che qualsiasi auspicio su it.wiki resta ingenuamente utopico finché non corredato dalla regola per cui gli admin DEVONO RESTARE ESCLUSI dalla relativa discussione. Allora sì che le RdP senza admin potrebbero essere risolutive, ma solo come corollario di suddetta esclusione.

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    3. Sulla Wikipedia inglese gli admin più interessati alla soluzione delle controversie tendenzialmente si auto-escludono dalle RdP per non risultare "coinvolti". Ma nemmeno lì c'è una regola che vieti agli admin la partecipazione alle RdP. Una regola del genere sarebbe "utopica": non so se sia un'utopia positiva o negativa, ma certamente è irrealizzabile, soprattutto su it.wiki, in cui la metà circa degli utenti attivi nelle discussioni sono admin. Semplicemente, nessuno vorrebbe una regola del genere (non avrà mai consenso) e, se una regola del genere ci fosse, nessuno vorrebbe fare l'admin: nessuno rinuncerebbe a editare il Ns0 e a partecipare alle discussioni che l'editing inevitabilmente provoca. Una soluzione irrealizzabile non è una soluzione; se realizzata comunque, questa soluzione provocherebbe più problemi che altro.

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    4. itawikinostra11/6/25 06:51

      Non si tratta di escludere gli admin da ns0, ma di escluderli da un certo punto dei dibattiti in poi nel caso in cui non si sviluppi un consenso chiaro. Per esempio potrebbero essere esclusi dalle votazioni (e quindi anche dalle PdC) nel caso in cui si rendano necessarie come ultimo e decisivo step per stabilire un consenso.

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  2. Paul Gascoigne12/6/25 09:36

    Finalmente un post senza riferimenti "ad personam", che affronta un vero problema di wikipedia e offre una soluzione. Concordo con la proposta (che ho giá provato a lanciare anch'io), e le ultime discussioni dimostrano quanto servirebbe una procedura del genere (in cui davvero magari imporre un limite alle risposte per utente, e un limite ai KB). Credo che un buon metodo sarebbe provare a fare un "test" su un caso controverso e dimostrare la sua utilitá.

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    1. Io però non parlo mai di persone, ma solo di utenze, e ne parlo perché spesso è indispensabile per descrivere e criticare il processo editoriale: l'enciclopedia non si scrive da sola. Voci, discussioni e utenze sono i temi naturali di qualsiasi blog wikipediano. A questo, ricordo, chiunque può contribuire con un testo, anche chi si è visto "attaccato" da me o da altri.

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    2. Fare uno o più test di RdP potrebbe essere utile: scrivere una RdP è un'abilità che si impara con l'esercizio. Tempo fa it.wiki ha rinunciato alla possibilità di fare RdP sul contenuto delle voci, ma è chiaro che le c.d. "RdP" contenutistiche organizzate sino ad allora non c'entravano nulla con le RdP descritte in questo articolo (più tardi condividerò un paio di link su questo).

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    3. Dopo questa discussione (molto breve) del 2017, le RdP su regole e voci sono state abbandonate su it.wiki. Come spiega Ombra, si trattava di "un meccanismo inefficace e pressoché abbandonato". D'alta parte, se diamo un'occhiata a questo archivio di RdP sulle voci, è evidente che si trattava di un genere di RdP molto diverso da quello descritto in questo articolo – qualcosa che non ha nulla a che vedere con le request for comment di en.wiki.

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    4. Idem per questo archivio di RdP su regole e convenzioni. Si tratta di buoni esempi di che cosa una "vera" RdP non è. Per contro, se uno volesse leggere un esempio di una "vera" RdP meno gigantesca di quelle linkate nell'articolo qui sopra – e quindi più realistica, più vicina a ciò che le RdP potrebbero essere su it.wiki, potrebbe consultare questa RdP sull'uccisione di collaboratori russi in Ucraina e questa RdP sulla collocazione di obiettivi militari vicino ad oggetti civili in Ucraina – due RdP con cui ho familiarità perché le ho aperte io.

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