Nel nome del Padre. Gianfranco, utente problematico

 

Saturno e Gianfranco
L'utente Gianfranco commenta in una UP (Goya, Gianfranco, 1820 ca.)

  

Non so ancora se continuerò ad usare questa utenza, già ne lasciai morire una in passato per la ragione di non volere che crescesse troppo, per il desiderio che altro non fosse che una qualsiasi utenza [...] volli continuare ad essere, almeno nel non-nome, in qualche modo ancora un qualunque utente di passaggio. Poi è andata diversamente. Anche troppo. Credo sia il caso di opacizzare questa utenza. Penso che non sia con i culti delle proprie utenze che il Progetto cresca. (Senza nome.txt/Gianfranco, 28 agosto 2006)

Questa votazione pone un gravissimo problema teologico: Gianfranco 1, il Padre, generò, a Lui coeterno, il Figlio, Senza Nome, ovvero il Logos. Proveniente da entrambi secondo la Chiesa cattolica, ma solo dal Padre, secondo l’ortodossa, è lo Spirito Santo, ossia HVB: ora, da dove spunta Gianfranco 2, la Quarta Sostanza? Ho sottoposto il problema a un concilio di teologi bizantini, che è tuttavia finito, come al solito, in rissa. Tenendo alla salvezza della mia anima immortale, non mi resta che riaffermare la mia fede nella Trinità, negando l’eretica possibilità dell’esistenza di una Quaternità. E sia anatema a chi sostiene il contrario. (Ilaria, 21 marzo 2007; link aggiunti) 

1. Lo stile di Gianfranco...

Lo stile di Gianfranco è spesso frainteso. Molti credono che il suo tratto distintivo sia l'ipergrafia: muri di testo invalicabili (come questo sulla natura e le competenze del Volunteer Response Team, o questo sul sesso anale) superano ampiamente i 10 KB e possono giustificare l'impressione di una prolissità incontenibile. Ma l'impressione è sbagliata. Gianfranco quasi non parla: sentenzia. Ciò è così vero che in un'occasione, cacciando un utente via dal progetto, Gianfranco ha scherzosamente abbracciato lo stile rigoroso e paratattico tipico di certe decisioni del Consiglio di Stato:

Considerato che la libertà di esprimere opposizione alla riconferma non è in discussione e verificato che non risulta in questo caso menomata, preso atto che in parte, almeno formalmente, l'utente esprime opinioni che, almeno formalmente, dovrebbero condurre alle riflessioni per cui quella pagina esiste, tuttavia il nuovo ricorso all'attacco e all'insinuazione, l'evocazione di presunti complotti, il piglio didattico con cui impartisce originali lezioni di funzionamento del Progetto, sono elementi che - insieme alla dichiarata intenzione di raggiungere il traguardo che è requisito di voto - costringono a valutare i suoi interventi come espressivi in realtà soltanto di un'intento conflittuale nei confronti di Vituzzu. Intento che l'edit sulla Fiat 500 rende difficile non considerare come premeditato. Per tutto questo si deve concludere che la procedura è stata usata strumentalmente, per fini diversi da quelli per i quali esiste, e dunque si deve registrare anche l'abuso di pagina di servizio. Atteso che già era stata considerata a suo tempo l'ipotesi di non soluzione della problematicità, ritengo raggiunta [una] chiara indicazione di incompatibilità con il Progetto e applico direttamente un blocco infinito (Gianfranco, 2 giugno 2021)

Paradossalmente la cifra stilistica di Gianfranco non è la logorrea, ma l'afasia. Un semplice scambio di opinioni con lui è raro; i suoi commenti sono oracolari e, direi, più che commenti sono "interventi", come gli interventi della divinità. Come tutti i pronunciamenti divini, a volte sono incomprensibili nel loro contenuto banalmente referenziale. Le argomentazioni possono mancare e l'unica cosa che si capisce  e si capisce benissimo  è la decisione che esprimono. Perciò la domanda che suscitano non è "che cosa ha detto Gianfranco?"  domanda fuori tema, persino impertinente, perché spesso Gianfranco dice tutto e il contrario di tutto, cioè non dice niente ma "che cosa ha deciso Gianfranco?". E quando Gianfranco parla, significa che ha deciso per tutti. 

Dovendo trovare fuori dai testi della tradizione sacra un riferimento letterario per lo stile di Gianfranco, mi sembra pertinente Mynheer Peeperkorn, un personaggio della Montagna incantata di Thomas Mann. Peeperkorn è pura forza dionisiaca, puro carisma. Nel sanatorio in cui si svolge la vicenda, tutti pendono dalle labbra di questo ricco imprenditore olandese, il quale però si esprime in modo frammentario e sconnesso, e in fondo non dice nulla. È soprattutto il gesto di Peeperkorn a incatenare l'uditorio: l'energia magnetica, pre-verbale, misteriosa e tirannica che sprigiona e che fonda la sua autorità assoluta sugli ospiti del sanatorio.

L'Italia è un paese che ha disperatamente bisogno di padri della patria: ne inventa di continuo, per ogni occasione. E sono sempre maschere – comiche, tragiche o entrambe le cose – straordinariamente teatrali. Eppure Gianfranco non è solo una maschera, una personalità istrionica, l'ennesima rincarnazione di D'Annunzio: è anche un uomo intelligente e riflessivo, un pensatore originale e brillante, uno scrittore straordinario, un wikipediano appassionato. Perciò nel caso di Gianfranco è necessario soffermarsi anche sul "che cosa ha detto?", cioè dissipare la prosopopea, l'impressione di vacua teatralità, ed estrarne il messaggio o contenuto dottrinale.

Sebbene se ne possa dubitare, credo infatti che le parole di Gianfranco abbiano un significato umano. Non sono come il tuono, il fulmine o le eclissi – fenomeni naturali privi di intenzioni comunicative o espressioni tangibili di una divinità nascosta. Credo, per contro, che le sue parole siano traducibili in un discorso essoterico, se non volgare. Nonostante le molte prove di segno contrario, Gianfranco vuole dirci qualcosa.

Perciò nel testo che segue vorrei provare ad essere, se non il profeta, quantomeno il teologo di Gianfranco. 

2. ... e il suo pensiero. Il "fordismo de noantri" 

Tre parole-chiave, tra loro strettamente connesse, definiscono gli elementi portanti della teologia gianfranchiana: produttività, spersonalizzazione e umiltà. 

Si prenda questa formulazione incisiva, qui mutilata  il testo che l'accompagna è altrettanto notevole e vi tornerò più avanti:

l'importante è la produzione, il contenuto, quindi si interviene solo quando qualcosa rischia di fermarla o rallentarla. Nel nostro fordismo de noantri... (Gianfranco, 17 marzo 2017) 

Oppure si prenda questo frammento prezioso, sepolto in un commento di oltre 600 parole nell'UP su Fausta Samaritani (2019), a proposito della "esigenza di spersonalizzazione" che il Progetto (sempre con la P maiuscola) impone agli utenti:

tutti si sono trovati davanti alle stesse difficoltà di inquadrare l'esigenza di spersonalizzazione cui il Progetto chiede loro di adeguarsi, eppure o prima o dopo tutti colgono almeno il senso dell'abolizione della "persona" quando si è "utente" [...] qui di persone non ce ne sono. Wikipedia non è un social. Qui ci sono utenti la cui sola funzione è portare contributi enciclopedici 
In quel commento troviamo anche l'altro topos di Gianfranco  il riferimento all'umiltà che deve caratterizzare il wikipediano, corollario morale dell'esigenza strutturale della spersonalizzazione:
io credo che oggi vada formalizzato alla segnalata un cortese, ma allo stesso tempo ultimativo invito a rileggersi con la necessaria umiltà le pagine di policy e di aiuto 

Le pagine "di policy e di aiuto" vanno lette, dice Gianfranco, con la "necessaria umiltà", come un libro d'ore; ciò va "formalizzato" in modo cortese ma "ultimativo". A me sembra piuttosto divertente perché nessuno, credo, potrebbe definire Gianfranco "umile" e "impersonale". Ogni riga di Gianfranco trasuda gianfrancaggine: può crearsi mille sock, ma lo riconosci a prima lettura. Come spiega qui, Gianfranco, e solo Gianfranco, può ignorare tutte le regole passando da un'utenza all'altra, diventando Stonehead. Fantasma, Fantasma al lavoroEdipo, Hrundi V. Bakshi, Senza nome.txt, "giungendo nel corso degli anni ad assommarne poco meno di una settantina". Gianfranco è uno e trino, anzi, è uno e settantino: multiforme e proliferante come il pantheon induista, illimitato ed eterno come il Brahman.

Eppure l'umiltà, soprattutto l'umiltà degli altri, è la virtù principale del wikipediano, secondo Gianfranco. Essa fa tutt'uno con la neutralità, che nasce dalla disponibilità a mettere umilmente da parte i propri POV. Come ho spiegato altrove, il concetto di neutralità di Gianfranco non è quello tecnico-wikipediano di neutralità come riflesso del discorso delle fonti: presentazione dei punti di vista espressi dalla fonti in proporzione alla loro rilevanza nelle fonti. Un concetto, per così dire, "immanente" o "procedurale" di neutralità, in cui la neutralità è il prodotto di un lavoro collettivo sulle fonti. Gianfranco, e a ruota molti utenti italiani, hanno invece un concetto di neutralità a-tecnico, di senso comune: non prendere partito, rimanere al di sopra delle parti, in una posizione di superiorità oggettiva e disinteressata rispetto ai punti di vista particolari che si agitano nel mondo. Un concetto "trascendente" o "deontologico" di neutralità: la neutralità come fedeltà alla verità, o come meta spirituale. Nella prassi wikipediana, questa nozione non può che portare con sé la tendenza alla chiusura claustrale della comunità editoriale ("Wikipedia contro il mondo") e alla sua gerarchizzazione interna ("utenti centrali, veri enciclopedisti, contro utenti periferici POV-pusher"). 

Così, in un'intervista del dicembre 2020 Gianfranco spiega che sin dalle origini Wikipedia è espressione di un "sapere diverso", che richiede la neutralità, ed è perciò un fortino assediato che ha "tutti contro":

Era una piccola comunità che faceva una resistenza del fortino sotto assedio perché [...] sin dall'inizio abbiamo avuto tutti contro, perché era un sapere diverso [...] perché richiedeva la neutralità. La neutralità era il grosso scoglio da superare. Considerate che se dovessimo fare una classificazione della stampa in Italia [...] la stampa si divide in organi di partito e organi d'opinione, le famose testate d'opinione: la neutralità non esiste, almeno formalmente, nell'informazione mainstream in Italia, e Wikipedia invece nasce per produrre un'informazione che possa essere fruibile da tutti, e quindi per forza di cose deve essere neutrale; anche perché l'altro requisito è l'oggettività, e l'oggettività non si raggiunge con le posizioni di parte, ma solo con le posizioni neutrali. Questa è stata anche la molla che ha richiamato me, che sono [...] di una generazione che ha conosciuto l'informazione esclusivamente politicizzata, l'informazione assolutamente non fruibile in quanto inquinata da pinte interessate per ragioni di fazione. La presenza di una fonte che invece fa un'informazione neutrale era quello che davvero mancava.

Ne emerge l'utopia di una comunità di geek in fuga dagli anni '70: una sorta di rivolta contro la politica, o di "politica dell'impolitico", che combina l'ethos comunitario della partecipazione di base, del volontariato, dell'associazionismo della società civile, con i temi emergenti di matrice tecnocratico-neoliberale – in particolare, il nesso tra la verità oggettiva della scienza, l'esigenza della sua circolazione nel mercato delle idee e, a tale fine, l'auto-organizzazione spontanea del sociale.

Ma torniamo all'esigenza della spersonalizzazione, che è un punto fondamentale della teologia di Gianfranco. Testi alla mano, tale esigenza potrebbe essere interpretata in modo riduttivo e banalizzante. La spersonalizzazione potrebbe essere compatibile con una Wikipedia garantista – nella quale ci si occupa delle persone, dice Gianfranco, solo "per la garanzia di chi deve contribuire" – e potrebbe esprimere, in modo forse un po' involuto, i principi alla base del quarto pilastro: su Wikipedia si parla del comportamento degli utenti, non di chi sta dietro all'utenza, non si parla delle sue intenzioni, proponimenti, stati mentali, patologie, ecc., o lo si fa solo nelle sedi opportune, negli stretti limiti in cui è necessario valutare la sua buona fede, competenza ed eventuali conflitti di interesse. Al di fuori di quelle sedi e di quegli stretti limiti, parlare della persona anziché dell'utente è inopportuno e facilmente può sfociare in una violazione della wikiquette, come attacchi personali, molestie e doxxing.

Ma l'esigenza di spersonalizzazione si presta a una lettura più originale e, in fondo, più coerente con l'insegnamento di Gianfranco, alla base dell'interpretazione antiburocratica, antigarantista e "produttivista" del quinto pilastrodi cui ho già scritto su questo blog ("Quali pilastri? 2"). Si tratta dell'idea secondo cui i diritti degli utenti sono sempre e comunque subordinati alla finalità del Progetto: scrivere l'enciclopedia. Anzi, di "diritti degli utenti" in senso stretto non si dovrebbe proprio parlare perché Wikipedia non è interessata alla giustizia ma solo alla circolazione della conoscenza. Perciò gli utenti di Wikipedia non sono "persone" in senso etico – soggetti di diritti e di obblighi morali, individui che nei rapporti reciproci devono comportarsi sempre correttamente e pretendere di essere trattati con uguale considerazione e rispetto – ma sono, appunto, "utenze", formichine nel grande opificio sociale, la cui permanenza sulla piattaforma è giustificata solo dall'utilità che possono apportare al Progetto. 

Di questa concezione è emblematica l'UP su Gitz6666 e, in particolare, questo commento di Gianfranco:

qui la Comunità non c'entra nulla. Qui si esaminano i rischi di rallentamento delle attività produttive del sistema, solo questo. Per questo non è un sistema giudiziario, per questo non ci sono esami di "imputati". Perché la faccenda, qualunque sia il numero di parole che si usano per descriverla, è semplicemente che qui si fanno edit, e si devono fare corretti, e non si deve sprecare il tempo dei volontari con manovre di qualsiasi natura che ne rallentino o disincentivino o proprio impediscano (anche per abbandono) la loro attività. Davanti al criterio di sana produttività non ci sono utenti diversi, certamente il merito delle contribuzioni importanti entra nelle valutazioni, ma non sino al punto da sostituire la domanda essenziale: l'utente segnalato, giovane o anziano che sia, apporta un contributo positivo? o rischia di far danni? Questo è dunque ciò che, in una segnalazione che ti riguarda, ci stiamo chiedendo di te [...] Niente processi, quindi, nessun tribunale [...], gli admin valutano la prospettiva di positività della contribuzione. [...] la domanda cui risponde questa procedura è sempre esclusivamente "prospetticamente, quest'utenza produrrà qualcosa di buono o sarà di danno?"

Date queste premesse sui "rischi di rallentamento delle attività produttive del sistema" e sulla "sana produttività", lamentarsi di un torto subito non è la strategia migliore; nelle discussioni comunitarie bisogna anzitutto dimostrare la propria "umiltà":

Ma continuiamo a verificare [se sei utile] perché seppure in seguito ti sia auto-dirottato verso un generico vittimismo (non innovativo, qui, lo fanno in tanti), eri appena partito in direzione di una certa umiltà, e te ne [do] atto e infatti parliamo.

Nella mia risposta, dopo aver tentato di giustificare la mia permanenza su Wikipedia come utente che era stato utile e che ancora avrebbe potuto esserlo, accennavo, forse un po' pomposamente, al fatto che la risoluzione dei conflitti su Wikipedia è prevista dalle regole del progetto e non può prescindere da un'esigenza di giustizia: 

Poiché, d’accordo con Aristotele, penso che la virtù della giustizia imponga non solo di evitare comportamenti ingiusti nei confronti degli altri, ma anche di non accettare di essere trattati ingiustamente, e quindi insomma che essere un po’ rompiscatole in certe situazioni sia doveroso verso se stessi e verso gli altri, mi sono messo a consultare la pagina sulla “Risoluzione dei conflitti” e a seguirne le istruzioni, e sono finito qua.

Ma Gianfranco non transige sulle questioni di principio, che ai suoi occhi, e anche ai miei, sono essenziali:

con buona pace di Aristotele qui non si somministra "giustizia", non ne saremmo all'altezza e non ci spetta, qui si deve solo capire se l'enciclopedia cresce o si danneggia, e così le attività per produrla. In questo senso le "tensioni" rilevano solo in quanto possano disturbare e [distrarre] o altrimenti distogliere da una corretta e serena attività produttiva.

E nel commento di chiusura dell'UP aveva ribadito il punto con una formula efficace, accompagnata da un avvertimento:

io credo che tu abbia avuto ormai sufficienti indicazioni circa l'assoluta prevalenza, direi anzi la trascendenza del principio produttivo rispetto a qualsiasi altro presunto interesse come ad esempio le questioni utenziali [...] Chiudo la procedura senza effetti, precisando per mero scrupolo che eventuali nuove problematicità saranno necessariamente da gestirsi alla spiccia. Intelligenti pauca.

Inevitabilmente ciascuno attribuisce importanza alle vicende che lo toccano personalmente e quindi per me, dopo l'UP, la lezione di Gianfranco è stata soprattutto la lezione che mi aveva impartito in quell'UP: la "trascendenza del principio produttivo" e le problematicità da gestire "alla spiccia". Alla luce di quella lezione ho riletto retrospettivamente i commenti di Gianfranco nei quali in seguito mi sono imbattuto. Del resto, molti di questi commenti sono stati fatti all'interno di altre segnalazioni di UP. Nel loro complesso, mi hanno convinto che nel suo proponimento di essere utile all'enciclopedia, e solo all'enciclopedia, anziché agli utenti, Gianfranco spesso si è rivelato dannoso: dannoso per gli utenti, per le persone dietro alle utenze e per la stessa enciclopedia. 

Sicché l'utilitarismo produttivista di Gianfranco oggi mi pare, come dicono gli anglofoni, self-defeating (autolesionista o controproducente: che si confuta da sé). A conti fatti, lo considero una forma di "Government House utilitarianism", per usare l'espressione di Bernard Williams: un utilitarismo segreto e inconfessabile, da retrobottega, che un'élite morale o politica, nella convinzione incrollabile di sapere che cos'è utile o dannoso per gli altri, impone agli amministrati, in modo paternalista e inflessibile, fregandosene dei loro diritti. 

3. Gianfranco nelle UP 

in Wikipedia servono utenti che collaborano a voci e non battibecchi da talk-show, e più stringentemente, ci servono contenuti, non utenti (Gianfranco, 9 febbraio 2022)

Un primo è esempio dell'utilitarismo illegalista di Gianfranco è costituito dalle UP su Camelia Boban, che ho già analizzato lungamente (vedi Prima UP e Seconda UP) e su cui non mi soffermo oltre; ai miei occhi è chiaro che Gianfranco è stato, oltre che ingiusto verso Camelia, dannoso per il progetto. Un altro esempio è l'UP su LuxExUmbra, cui ho accennato in un post precedente e che meriterebbe un approfondimento maggiore perché tutta la vicenda della voce "Strage di Erba", da cui nasce quell'UP, è sintomatica di molti problemi della Wikipedia italiana. Qui importa solo che Gianfranco abbia riaperto e immediatamente chiuso con un blocco a infinito l'UP su un utente che aveva votato contro la riconferma di Vito, dopo che la Ombuds Commission della WMF aveva rilevato alcune irregolarità nell'uso degli strumenti di check user nei suoi confronti. Emblematica è anche l'UP su Cucciolo e Antpriv, che è stata l'argomento di un articolo su questo blog. Gianfranco era intervenuto per dire che

La WikiQuette è un pilastro, in materia di problematicità invito io, perciò, a non considerare mai i possibili effetti esterni, e valutare esclusivamente in ottica di progetto. In altri termini, se non è per questo sarà per un'altra cosa, chi vuole criticare a forza qualche spunto lo trova sempre, perciò non facciamocene condizionare :-) 

Tutti questi esempi mostrano un certo stile decisionale di Gianfranco. Ma quello che più di tutti merita qui di essere analizzato a fondo, come ottimo esempio dell'utilitarismo "per le spicce" di Gianfranco, è la settima e ultima UP su Xinstalker del 2018

Della vicenda wikipediana di Xinstalker, lunga e complessa, conosco solo qualche frammento. Ai nostri fini, tuttavia, non è necessario saperne di più: chiunque legga quell'UP con mente sgombra da pregiudizi non può non accorgersi del grave disinteresse per le procedure e i diritti degli utenti che caratterizza il progetto italiano guidato da Gianfranco. Anche ammettendo, per ipotesi, che Xinstalker fosse un utente particolarmente problematico, cosa che non credo sia vera, e che perciò la decisione di bloccarlo a tempo indeterminato sia stata tutto considerato giusta, il modo in cui si è giunti a quella conclusione – anzi, il modo in cui Gianfranco ha preso quella decisione, in solitudine – riempie di sgomento e timore riverenziale

Alle 12:09, Civvì fa la segnalazione di UP. Poiché è admin e volendo potrebbe bloccare direttamente Xinstalker, è evidente che ritiene che il suo comportamento richiede una discussione comunitaria anziché un'azione amministrativa – del resto il commento di Xinstalker da cui prende avvio l'UP è del tutto inoffensivo e civile. Alle 12:23 l'admin Ignis, che sicuramente è informato del contesto di conflitti pregressi, commenta a favore di Xinstalker ("sinceramente, mi sembra eccessivo, ora, aprire un UP"). Dopo un paio di commenti di Civvì e Ruthven, alle 12:28 Gianfranco chiude l'UP con un blocco a infinito usando 260 parole ma adducendo motivazioni, più che apodittiche, tautologiche ("abbiamo superato il punto di non ritorno").

Xinstalker contribuiva da quasi dieci anni e aveva scritto centinaia di voci, oltre ad essere attivo nelle discussioni comunitarie. Vari admin e utenti esperti intervengono per protestare: 

"arrivare a un blocco infinito, è esagerato" (NewDataB/UltimoGrimm), "Applicare un blocco infinito a manco mezz'ora dall'apertura della segnalazione non l'avevo ancora vista" (Castagna), "Il blocco non lo condivido" (Ignis), "Mi vergogno profondamente [...] Questa pagina sarebbe da C1 [cancellazione immediata]" (Geoide), "io dal 2015 (3 anni) vedo 1 [blocco] da 1 giorno...non granché" (Giacomo Seics), "privare Wikipedia dei contributi di Xinstalker sarebbe una grave perdita" (Kenzia), "sembra anche che questa cosa sia stata decisa da pochi arbitrariamente in una UP durata pochissimo in cui il consenso non era netto" (Mandolorian/Kali Yuga), "penso che qualche misura alternativa dopo congruo blocco si possa provare ad applicare" (Vito), "molto perplesso sul metodo" (Nungalpiriggal), "crederei che sia giusto dare un blocco di durata minore" (Ferdi2005), "non meravigliatevi se il progetto perde utenti mese dopo mese, è anche colpa del "clima infame"" (Emanuele676), "assolutamente contrario al blocco infinito" (Melquíades)

Certamente c'è anche una numerosa minoranza di admin che condivide convintamente la decisione di Gianfranco o l'esito dell'UP (Civvì, Ruthven, Euphydryas, Elwood, Jaqen, Parma1983, Erinaceus/Actormusicus, Sandrobt) ma bisogna dire  in un progetto collaborativo come Wikipedia, è facile che molti condividano il "fatto compiuto": l'alternativa è rompere le scatole e litigare. Ciò è evidente nei commenti di Hypergio, Ceppicone e altri utenti:

La comunità ha deciso e io mi inchino alla decisione, ma [...] il fine pena mai non dovrebbe essere riservato a contributori che hanno dato tanto al progetto (Hypergio)

Come Hypergio...non posso che inchinarmi alla decisione della comunità [...] Abbiamo "graziato" Blackcat, potevamo cercare di "convincere" Xin (Ceppicone)

Dispiace tanto che it.wiki abbia perso un utente della sua cultura e competenza [...]. Rispetto la decisione della comunità e la sua richiesta ma umanamente mi dispiace (Jacopo Werther)

credo sia inutile continuare a discutere del blocco infinito, di cui ho appreso con sorpresa e dispiacere (Demiurgo

In realtà, non c'era stata nessuna "decisione della comunità": anche senza considerare questi ultimi quattro commenti tra quelli contrari al blocco di Xinstalker, è un fatto che nell'UP dodici utenti avevano espressamente criticato il blocco a infinito applicato da Gianfranco, contro otto che lo avevano difeso. Non c'è mai stato un consenso a favore del blocco a infinito di Xinstalker. Del resto, la decisione di Gianfranco ha impedito, o comunque interrotto e sfalsato, la discussione comunitaria, rendendo impossibile la formazione di qualsivoglia consenso. Si è trattato di un abuso palese, che forse ha danneggiato Xinstalker (le cose sarebbero potute andare diversamente?), ma che certamente ha danneggiato il progetto. Su questo, il commento migliore è di Geoide: 

Mi vergogno profondamente, non avrei MAI creduto che dalle 12:09 alle 12:41 (di uno stesso giorno, si badi bene!), si potesse "far fuori" (scusate il termine un po' ruvido) un utente, qualsiasi esso sia (seppur qui non parliamo di uno qualsiasi a caso). Questa pagina sarebbe da C1 e per direttissima

Come dice Geoide, la pagina di quell'UP sarebbe da cancellare subito perché è umiliante per la comunità e diseducativa per tutti. In questi anni, quante decine o centinaia di utenti avranno visitato quella UP? Il suo significato manifesto, per chiunque la legga, non può che essere questo: sulla Wikipedia italiana non ci sono garanzie, gli utenti possono essere schiacciati senza processo, l'arbitrio regna sovrano. Una lezione del genere non può che allontanare i migliori e attrarre i peggiori. Promuove comportamenti disfunzionali, gettando le premesse di disastri futuri.

Non rileva il fatto che quell'anno alla terza riconferma di Gianfranco ben nove utenti (NewDataB/UltimoGrimm, Lombres, Fausta Samaritani, Geoide, Mlvtrglvn, Emanuele676, Mirko Tavosanis, Kenzia, Gce), abbiano chiesto il suo deflag – richiesta che, peraltro, non ha avuto successo. Anche se Gianfranco avesse perso i "tastini" in quella riconferma, è di per sé dannoso che nessun admin abbia osato annullare il blocco di Xinstalker. Castagna ha rimosso la protezione della pagina con l'UP, che era stata immediatamente applicata da Ruthven, cosicché la discussione ha potuto proseguire. Ma una discussione post festum è comunque inquinata. Come tutti, Gianfranco può sbagliare, e il vero problema è che nessuno lo corregge.

Peraltro quella discussione in riconferma è emblematica del senso di onnipotenza che il consenso degli utenti centrali instilla nell'utente centralissimo. Con orgoglio – ma certamente anche con umiltà, come dubitarne? – Gianfranco dice "non mi esimo dall'ignorare le regole" e perciò "inaugur[a] qui di seguito una forma non [ancora] usata" di accountability verso la comunità, spiegando le azioni che gli vengono rimproverate (il blocco di Xinstalker, ma anche le protezioni di pagina inutili ed eccessive, l'intervento con il pugno di ferro nella vicenda del laboratorio di scrittura di Unipi, una trollata nel registro dei blocchi, "Wikipedia a fianco di Greta contro il riscaldamento globale; da parte nostra raffreddiamo le utenze", ecc.) con "due righe alla Comunità". Seguono un'ottantina di righe (1600 parole) in cui teoricamente Gianfranco si sta giustificando, ma che si concludono con queste parole immortali:

E non giudico. Davvero, non mi interessa giudicare. Tanto meno qui, quella è roba di real life. Adesso, però, qui in progetto, anche basta con le cazzate, grazie.

Che genere di comunità può essere la Wikipedia italiana se nel 2019 tollera  anzi, applaude – simili intemperanze? Che tipo di utenti possono voler farne parte? Quali qualità devono possedere, quali ambizioni? A parte i nove dissenzienti, tra i quali non ci sono admin, gli utenti che intervengono nella riconferma sono entusiasti:

"Grazie" (Fcarbonara), "Un monumento" (Superchilum), "più che monumento è un pilastro" (Horcrux), "Un grosso grazie" (Moroboshi), "Un grazie ed un abbraccio" (Ferdi2005), "un admin molto esperto, un wikipediano straordinario, e la sicurezza delle sue azioni deriva da questo, e porta dei benefici per tutti" (Phyrexian), "Solo chi non fa non falla" (Borgil), "Gianfranco, che non ringrazierò mai abbastanza per le sue doti di pazienza" (L736E/Superspritz), "molto equilibrato" (Demiurgo), "SEmplicemente un grazie. Senza se, ma o perché ;)" (OrbiliusMagister), "mi onora della sua amicizia da diversi anni" (Sergio/Blackcat), "il buon senso, la serietà, e l'intelligenza con cui lo fa Gianfranco" (Ripepette), "grazie anche da parte mia" (IP 82/Mister Ip)

In quella riconferma sciagurata, Lombres rimprovera a Gianfranco l'esistenza tra le sue pagine utente di un "Albo d'Oro" nel quale appunta i commenti notevoli "per l'intensità di negatività su di me riversata". Gianfranco aveva appena aggiornato l'Albo d'Oro con due commenti di Fausta Samaritani ("ti chiedo se c'è qualcosa che turba il tuo spirito") e Geoide ("Anche il ponte Morandi aveva dei pilastri..."). Si tratta di materiale polemico, privo di relazione con la scrittura dell'enciclopedia, che può essere interpretato come un attacco personale verso gli utenti le cui affermazioni vengono registrate, o quantomeno come un modo di rinfocolare e mantenere vive vecchie polemiche. Perciò sulla Wikipedia inglese c'è una linea guida che vieta espressamente di usare le pagine utente in questo modo (WP:POLEMIC). La critica di Lombres viene svilita e Phyrexian arriva a minacciarlo di blocco ("Sto iniziando a perdere la pazienza"). 

Come ho già raccontato altrove, prima ancora che la riconferma sia conclusa, Phyrexian riapre l'UP su Fausta Samaritani, che poche ore prima aveva votato contro Gianfranco criticando la sua dottrina "produttivistica" ("Che cosa siamo? robottini? formichine laboriose? api operaie? E l'ape regina chi è?"), suscitando l'indignazione di Superspritz ("questo tuo voto [è] sostanzialmente una ripicca [link a WP:ATTACCHI] guarda caso basata proprio su motivazioni personali"). Ruthven le aveva allora applicato un blocco di tre mesi, seguito a breve dal blocco a infinito deciso da Phyrexian. Fausta Samaritani è così passata a Wikidata, alla wikipedia in francese, in ligure e ad altri progetti WMF, dov'è attiva da anni senza aver mai ricevuto blocchi.

4. Il problema Gianfranco

veramente [il mio] era forse un invito all'umiltà (che so già essere improprio in quanto nessuno è mai abbastanza umile da astenersene, ma senza umiltà di passi avanti se ne fanno pochi e così mi son permesso). Il corporativismo, se fosse ammissibile, dovrebbe riguardare tutti gli utenti di WP, la comunità nella sua interezza. Admin e utenti insieme, che dovrebbero avere a cuore gli interessi del Progetto e già dovrebbero combattere abbastanza per superare i problemi che ha e per ottenere l'affermazione del nostro lavoro. Su questo "corporativismo" mi ci metto il fez. Altri non ce ne sono, non ci sono né colpi di spugna né spiriti di casta. Solo che se si collabora tutti insieme e con spirito di condivisione di scopi e obiettivi... (Gianfranco, 7 giugno 2007)

Gianfranco, come dicevo, è problematico per l'incontinenza verbale accompagnata dalla scarsa attitudine alla discussione, per gli interventi dannosi nelle UP, privi di rispetto per le procedure e per i diritti degli utenti, e per la sua teologia utilitarista ("produttivistica"), priva di principi e dalla vista corta.

Inoltre, Gianfranco è problematico per lo svilimento del quarto pilastro ("Wikipedia ha un codice di condotta") e l'esaltazione del quinto ("Wikipedia non ha regole fisse") che  come ho già raccontato – si può notare nella sua riscrittura creativa della linea guida sugli avvitamenti burocratici: le regole sarebbero affette da "una intrinseca fastidiosità innata", essendo "facili da proporre e difficili da seguire"; gli utenti, seppure "in buona, in buonissima fede", si trovano spesso a voler risolvere un problema proponendo l'adozione di una nuova regola ma, seppure "a fin di bene", "si tratta pur sempre di una vanità", cioè di mancanza di umiltà. 

Ancora, Gianfranco è problematico per quegli orientamenti editoriali – cancellazionismo e antirecentismo – che ha contribuito a imprimere a fuoco nelle carni del progetto italiano, e che sono ben esemplificati nei commenti nella seconda PdC su Carlo di Borbone-Due Sicilie ("Il fatto che la voce non abbia una impostazione storica, non essendocene altre di possibili, è proprio il problema di questa voce"), nella PdC su Eventi tromboembolici post-vaccinazione ("Dunque, se il giornalismo è il vostro sogno nel cassetto, fra i progetti wiki c'è WikiNews") e in numerosi altri commenti. Wikipedia, secondo Gianfranco

non è qui per distribuire pettegolezzi sulle tresche dei tronisti e non è qui per ospitare i rant politici e le notizie di avvisi di garanzia in un periodo di politica barbarificata. Stringere sui criteri, please, non è possibile che in questo momento ci siano 230.000 viventi dei quali tutti non si può fare a meno di parlare (30 ottobre 2021)

il nostro tempo wikipediano, enciclopedico, non è quello frenetico delle cose in tempo reale, siamo separati da quelle cose dalla necessità di cristallizzare ciò che dell'attuale andrà a sedimentarsi in un passato accettabilmente consolidato (25 novembre 2016)

Infine, Gianfranco è problematico per la sua concezione austera, "trascendente" o "deontologica", della neutralità wikipediana come dovere morale di  oggettività e imparzialità. Questa concezione nasce dal disprezzo per le fonti giornalistiche, ai suoi occhi inguaribilmente partigiane e "cronachistiche", perciò da subordinare all'apprezzamento distaccato dei wikipediani devoti al Progetto, che egli ama gratificare con il nome nobile di "enciclopedisti".

Insomma, Gianfranco è problematico per molte ragioni. Ma tutte queste ragioni assieme non esauriscono il "problema Gianfranco", che è ben più ricco e affascinante perché Gianfranco, ripeto, è una personalità straordinaria  debordante, ricca, complessa – dentro alla quale è possibile trovare tutto e il contrario di tutto, sullo sfondo di un unico orientamento stabile ed essenziale: l'amore incondizionato per Wikipedia.

Accade così che molto presto Gianfranco si renda conto, in senso autocritico e riflessivo, di un ulteriore "problema Gianfranco" – forse il più grave di tutti  che consiste nell'importanza eccessiva assunta dalla sua utenza o, in termini generali e universali, dell'importanza eccessiva che le utenze assumono agli occhi dei wikipediani. Il fine supremo, la scrittura dell'enciclopedia, viene di fatto subordinato ai mille narcisismi, protagonismi, antipatie e simpatie, rancori, piccole e grandi vendette che trasformano la comunità wikipediana, da laborioso opificio, in un inesauribile teatro della commedia umana. Il problema è sia personale – che cosa fare dell'utenza "Gianfranco"? – sia politico-editoriale: come contenere il chiacchiericcio ozioso e la conflittualità deflagrante? Il "problema Gianfranco" è quindi anche il problema di Gianfranco nel senso soggettivo del genitivo: il problema che Gianfranco ha, o che si pone intelligentemente. Ma temo che le sue soluzioni a questo problema si siano rivelate più gravi del male. 

Il documento centrale per mettere a fuoco questo punto sono le "Riflessioni a latere" che accompagnano la lettera di dimissioni da admin di un sock di Gianfranco, "Senza nome.txt", del 28 agosto 2006. I conflitti editoriali sottostanti che avevano spinto Senza nome.txt a dimettersi sono da tempo dimenticati da tutti; sarebbe bello se qualcuno dei protagonisti di allora volesse raccontarne le storia su questo blog, ma ai nostri fini qui non rilevano. Chiaramente Gianfranco era diventato controverso – scrive di essersi schierato non solo "pro" qualcuno, ma addirittura "contro" qualcuno, e di essersi fatto "trasportare dall'istinto" nelle polemiche dell'epoca. Ciò che importa è che Gianfranco accompagna le sue dimissioni con un testo meraviglioso: non solo interessante da un punto di vista teorico (se non teologico), ma anche coinvolgente e brillante dal punto di vista letterario (liturgico). 

Gianfranco sviluppa una riflessione sulla tendenza all'ipertrofia della propria utenza, divenuta troppo ingombrante per sé e per tutti, e in generale sulla tendenza alla personalizzazione delle utenze, che crea rumore in una comunità che dovrebbe invece funzionare come una "orchestra [...] senza bacchetta": distoglie dalla produzione dei contenuti e crea una spinta alla costruzione di gerarchie di potere e prestigio. Ne emerge un'affascinante utopia di Wikipedia come comunità degli indirizzi IP, comunità senza utenze, totalmente spersonalizzata e anonima, in cui non contano le persone né tantomeno le personalità  i virtuosi e i demagoghi  ma solo la circolazione della conoscenza. Si tratta di un testo che posso solo invitare a leggere per intero, perché sarebbe un peccato frammentarlo in una silloge di citazioni o banalizzarlo in una sintesi. 

Sebbene sia un testo del 2006, le idee che esprime continueranno a lungo ad essere care a Gianfranco. Nel 2021, respingendo la proposta di Phyrexian di chiudere l'enciclopedia alla contribuzione degli utenti non registrati, Gianfranco ne riprende i temi in modo chiaro e incisivo: 

Bloccare gli ip. Gli anonimi. Gli unici esenti dal rischio di culto dell'utenza. L'atto rivoluzionario di Wikipedia, lo sganciamento dei concetti dal loro emittente, l'unica prova mai rivelatasi di successo del contrasto all'ipse dixit. Lo spostamento del vaglio dei concetti per merito e non più per provenienza.
Ma torniamo alle "Riflessioni a latere" del 2006. Senza spezzettarle in un'analisi minuta, voglio riportare un passaggio particolarmente bello e significativo – significativo anche del "problema di Gianfranco". È il seguente:

Il bisogno di figure superiori nasce in genere da insicurezze. Mi piacerebbe invece che ciascun utente, per giovane, inesperto o incerto del suo sapere che sia, sentisse con sicurezza "adulti" i suoi concetti, "utili" le sue idee, e sentisse che esse concorrono a costruire il Progetto esattamente come ciascun'altra, senza differenze. Senza graduazioni di valore. Questo Progetto non si costruisce presentandosi qui con titoli e curricula, si costruisce con i concetti che ciascuno vi apporta, e maggiore e più ampia sarà la diversità degli utenti, per provenienza, preparazione e mentalità, più ricco di significato sarà il consenso che si raggiungerà su queste pagine, più prezioso il contenuto che si produrrà.

Non so prevedere che piega prenderà il rapporto fra l'enciclopedia e la comunità di chi la scrive, ma ho sempre avuto in mente la per me inossidabile priorità dei contenuti delle voci.

Si tratta di un passo suggestivo, che nel primo paragrafo esprime un'ideale di Wikipedia, al centro di WP:LIBERA e WP:CONSENSO, cui non si può che aderire incondizionatamente. Di fatto, oggi la Wikipedia italiana non è all'altezza di questo ideale, a causa della comunità editoriale troppo chiusa, internamente differenziata secondo gerarchie di prestigio personale e potere editoriale. Nel secondo paragrafo, Gianfranco propone la sua soluzione al problema dell'ipertrofia caotica delle utenze, ed è una soluzione secondo me sbagliata, destinata ad aggravare il male che intende curare: la priorità dei contenuti delle voci sulle utenze, cioè il principio "produttivistico". Forse non a caso, questa è la ricetta che gli admin italiani continuano a scodellare alle utenze riottose, coinvolte in dispute editoriali, convinte di aver subito un'ingiustizia: "occupati del Ns0", cioè smettila di rompere le scatole e occupati di scrivere l'enciclopedia. Ai mali della politica wikipediana che non funziona dovrebbero porre rimedio il raccoglimento nello studio delle fonti e l'indefessa operosità dell'enciclopedista devoto.

Ma, appunto, è una soluzione sbagliata: paradossalmente è una soluzione personale, che può funzionare per alcuni ma non per altri, ed è una soluzione individuale, che può servire al singolo ma non al progetto. È una soluzione strettamente morale, persino moralistica, che coincide con l'esigenza gianfranchiana dell'"umiltà": fare un passo indietro, rinunciare a sé stessi, adempiere a un dovere superiore, non dimenticare la propria vocazione wikipediana. Gianfranco cita con apprezzamento una frase di Xinstalker: "il volontariato è una scelta morale che implica un certo senso del dovere" e, nelle "Riflessioni a latere", conia scherzosamente il superlativo di umile, "umillimo":

L'aspetto comunitario, che per mio umillimo conto intenderei strumentale alla riuscita di quello editoriale, sta prendendo il sopravvento, al punto che nascono qua e là ammissioni del desiderio di avere, come in altri generi di aggregazione, leader, gerarchie, paternità, figure di superiore parola. Nel caso della proposta di istituzione dell'arbitrato, poi, la superiorità anelata diviene esplicitamente anche editoriale. Sono visceralmente contrario a queste tendenze. Sono contrario ai diversi "pesi" della parola.  

È sorprendente leggere questo testo proveniente dalla figura paterna, "di superiore parola", per eccellenza. Ma, come si intuisce dal riferimento en passant alla proposta di istituzione di una commissione arbitrale – proposta che Gianfranco respinge  è chiaro che la sua posizione è ricca di conseguenze pratiche sulla vita dell'enciclopedia. Come ogni altra Wikipedia, anche quella italiana deve affrontare problemi organizzativi ricorrenti: la necessità di tenere le discussioni focalizzate su un tema, leggibili, capaci di produrre consenso, la necessità di gestire la conflittualità interna, di evitare che Wikipedia diventi un campo di battaglia tra fazioni ostili, con tutta la sua gerarchia di generali, caporali e soldati. Ebbene, per Gianfranco la soluzione di questi e altri problemi non risiede nella creazione di regole e procedure eque, trasparenti e condivise. Secondo lui, la soluzione può essere solo di natura morale e disciplinare: lo spirito di servizio degli enciclopedisti, la loro umiltà, unita – aggiungo io – alla wikiquette usata come randello. 

Lo stesso dicasi per la soluzione al problema personale dell'eccessiva visibilità e importanza dell'utenza "Gianfranco". La soluzione non può essere l'abbandono di quell'utenza (creata nel 2002, abbandonata nel 2003, riattivata nel 2007, riabbandonata nel 2008, riattivata nel 2012, inattiva dal 2023) e la creazione di dozzine di sockpuppet. Spiega Gianfranco che si è trattato di "poco meno di una settantina" di utenze tutte "corrette, ovviamente, finalizzate all'abbattimento dei culti delle utenze a beneficio dell'attenzione ai contenuti". Ma non si accorge Gianfranco che in questo modo, attraverso la proliferazione di utenze, l'ipertrofia, che dico, l'onnipotenza di Gianfranco si accresce? WP:GIUDIZIO non si applica a Gianfranco, perché l'unico giudizio che conta è il giudizio di Gianfranco – utente così integerrimo che nessuno potrebbe dubitare della correttezza dei suoi sockpuppet. Chi mai oserebbe giudicare Gianfranco? Questo è il vertice inarrivabile di una gerarchia di prestigio e potere personale: è il "culto dell'utenza" che si fa religione ufficiale di Progetto.

Gianfranco non si accorge che la sua soluzione morale e disciplinare – produttivismo, spersonalizzazione, umiltà – non può che aggravare il problema organizzativo che egli scorge lucidamente. Gli enciclopedisti dal cuore puro si sentiranno un'aristocrazia dello spirito assediata dagli ignobili POV-pusher, la "diversità degli utenti" diminuirà e anche il loro numero. Il rifiuto di darsi regole e strutture editoriali più solide (principio di terzietà, procedura di revisione dei blocchi, richieste di pareri, ArbCom) non impedirà la concentrazione del potere editoriale, anzi: la parola di alcuni peserà ben più di quella di altri. Infine, l'anarchia di admin privi di regole fuorché l'esigenza della collaboratività – esigenza di mantenere la coesione della comunità editoriale  creerà una comunità ipocritica e depressa, nella quale correggere gli errori è impossibile; un ambiente inospitale per molti, oppressivo per tutti, fuorché i peggiori. 

È così accaduto che Gianfranco sia diventato, suo malgrado, un vero e proprio "cattivo maestro", il cui esempio ha ispirato generazioni di epigoni come lui problematici ma privi della sua fondamentale genialità: amministratori chiacchieroni, incontinenti e primedonne, irrispettosi delle regole del progetto, dei diritti degli utenti e della democrazia interna, arcigni gate-keepers dell'enciclopedia, dalla quale allontanano chi non si conforma alla loro concezione midcult di che cosa dev'essere una "vera enciclopedia". È accaduto che l'attitudine a fare umilmente un passo indietro, senza rompere i coglioni, rendesse la correzione degli errori pressoché impossibile. È accaduto che il disprezzo per il "social network", per la comunità chiacchierona e conflittuale, producesse l'erosione della comunità editoriale e la morte del Bar.

Tutto ciò non poteva essere più lontano dagli intendimenti originali di Gianfranco – vorrei dire, dal significato autentico della sua Parola. Si legga per intero il testo sul "fordismo de noantri", citato sopra in forma mutilata: 

Nel nostro fordismo de noantri, che le teste siano vive, talora anche nello scontro (nei limiti), è sempre preferibile a climi che a Roma si chiamano mortaccini, perché trattando di sapere la vitalità è irrinunciabile quanto la tolleranza. (Gianfranco, 17 marzo 2017

Come si vede da queste parole e da quelle bellissime delle "Riflessioni a latere", l'eredità di Gianfranco, per quanto ingombrante, è preziosa. E l'unico modo, se non di meritarla, quantomeno di essere degni di essa, è uccidere (simbolicamente) il Padre. Non possiamo impadronirci del suo alto trono sottomettendoci, ma dobbiamo conquistarlo sfidando, interiorizzando e superando la legge che Egli rappresenta. 

Nel nome del Padre.

Commenti

  1. itawikinostra9/7/25 20:35

    Cioè, ci stai dicendo che questo aveva sessanta sock e nessuno gli ha mai detto nulla??? 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤦‍♂️

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  2. "Come si vede da queste parole e da quelle bellissime delle "Riflessioni a latere", l'eredità di Gianfranco, per quanto ingombrante, è preziosa. E l'unico modo, se non di meritarla, quantomeno di essere degni di essa, è uccidere (simbolicamente) il Padre. Non possiamo impadronirci del suo alto trono sottomettendoci, ma dobbiamo conquistarlo sfidando, interiorizzando e superando la legge che Egli rappresenta."
    L'auspicio è pura utopia: il trono intra-wikipediano è ormai saldamente in mano al pensionato Super.......: che come un carrarmato soffoca allo stato embrionale i tentativi di conquista degli utenti estranei alla crikka.

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  3. oltre che feticista anche necrofilo

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