Continua imperterrito il long-term abuse di Gitz e del blog Wikipedate
1. Primo pilastro: Wikipedia è un'enciclopedia
Intendiamoci, di per sé in questo non c'è nulla di male. Se per qualche ragione una edizione linguistica di Wikipedia decidesse di voler coprire solo i temi delle tradizionali enciclopedie su carta, sarebbe libera di farlo. Ma questa scelta implicherebbe la rinuncia ad alcune delle potenzialità più rivoluzionarie e appassionanti del metodo Wikipedia: un impoverimento sia dei contenuti dell'enciclopedia, sia dell'esperienza dell'editing. Inoltre potrebbe essere difficile applicare in modo coerente una politica editoriale così restrittiva: anche la più cancellazionista delle enciclopedie, come quella italiana, sarà piena zeppa di articoli su temi pop e frivoli, su videogiochi, calciatori e scopritori di asteroidi, che riflettono gli interessi delle utenze attive nel progetto. Infine, l'impossibilità di fissare in modo oggettivo e stabile nel tempo l'asticella dell'enciclopedicità può tradursi in elevata conflittualità interna ed esterna. All'interno, perché provoca la frustrazione di utenti che si sono impegnati a creare, ampliare e perfezionare voci che vengono cancellate. All'esterno, perché la decisione di non pubblicare voci su argomenti enciclopedici, di impatto pubblico ma recenti può giustificare nei lettori la conclusione che Wikipedia non è libera e neutrale ma ha una redazione e una linea editoriale.
Sospetto che la chiusura cancellazionista dell'enciclopedia abbia effetti depressivi sul numero delle contribuzioni e anche sulla loro qualità. Il rischio è che invece di un esercito ben disciplinato di enciclopedisti devoti, interessati a occuparsi solo di storia assiro-babilonese, architettura lombardo-veneta e altri temi inequivocabilmente enciclopedici, ci si ritrovi con un gruppetto di drogati di internet dediti al passatempo ozioso di cancellare voci su argomenti rilevanti ma che non piacciono: argomenti che per qualsiasi ragione suscitano l'ostilità dei wikipediani o che ai loro occhi non risultano abbastanza "elevati", culturalmente legittimi in senso convenzionale.
2. Secondo pilastro: Wikipedia ha un punto di vista neutrale
Sulla Wikipedia italiana, come su ogni altra wikipedia del mondo, ci sono utenti anche amministratori che editano per perseguire un'agenda di natura politico-culturale o di qualsiasi altra natura: in gergo, utenti tendenziosi o "POV-pusher". Nel complesso, però, credo che ancora prevalga una cultura della neutralità in senso wikipediano, intesa cioè non come avalutatività ma come valutazione basata sulle fonti. È anzi possibile che si siano fatti dei progressi sotto questo profilo (si vedano per un confronto aneddotico ma significativo le interminabili discussioni del 2008-2009 sulla voce Attentati dell'11 settembre 2001), così come se ne sono fatti, e di notevoli, sotto il profilo della verificabilità dei contenuti.
E tuttavia lo spiccato potere editoriale degli admin, accresciuto dalla inesistenza della regola WP:INVOLVED, dalla mancanza di un equivalente della Arbitration Committee della Wikipedia inglese per la rimozione degli amministratori "problematici", e soprattutto dall'inefficacia dei meccanismi di coinvolgimento della comunità nelle dispute editoriali ("richieste di pareri"), produce deroghe non episodiche alla neutralità. Non è raro che un voce sia sbilanciata, che sia scritta per tirare una "wikipedata" o una wikipernacchia: è questo il caso, come si è visto, della voce su Alessandro Orsini, del voce su Gualtiero Cannarsi, del template:E su Paolo Barnard e di molte altre voci. Quel che è più grave, capita che sia di fatto impossibile correggere questo genere di problemi a causa dell'ostinata opposizione di uno o più admin POV-pusher che presidiano la voce: così è stato, ad esempio, per Kirk su Orsini, Ignis su Margaret Singer e su tante altre voci, Vito sulla Strage di Erba, Bramfab sul Rogo di Odessa, ecc. Infine, le pulsioni cancellazioniste della comunità, particolarmente spiccate tra gli admin, possono essere orientate verso una cancel culture ideologicamente motivata, che colpisce le voci su personalità pubbliche controverse, controcorrente o per qualsiasi ragione sgradite ai wikipediani, come si è visto molte volte, ad esempio con Aranzulla, Orsini e recentemente Elena Basile.
Riprodotta attraverso la cooptazione, la cultura della neutralità degli utenti esperti della Wikipedia italiana potrebbe non bastare a garantire risultati accettabili. Anche perché, contrariamente a quanto pensano molti wikipediani, la neutralità non è un'essenza, un punto immobile al quale ci si avvicina grazie alla fedeltà ai pilastri e dal quale ci si allontana a causa del conflitto di interessi; la neutralità è anzitutto un processo, il precario punto di incontro in una discussione, cioè il prodotto di un metodo di lavoro nel quale si parte dalle fonti, le si raccoglie e discute assieme, e le decisioni sono prese in base al consenso e sempre rivedibili. Se invece manca il riferimento costante alle fonti e manca la loro analisi attraverso il dialogo tra punti di vista diversi, allora per ogni utente la neutralità tenderà ad essere una approssimazione più o meno perfetta ai suoi pregiudizi. Perciò una Wikipedia in cui non si discute, in cui la stretta disciplinare soffoca il dibattito, è strutturalmente incapace di essere una Wikipedia neutrale, a prescindere dalla buona fede e dalle buone intenzioni dei suoi utenti e amministratori.
Che Wikipedia sia "libera" significa che i suoi contenuti possono circolare liberamente con licenza libera e che l'enciclopedia è in linea di principio aperta alla contribuzione da tutti. O meglio, è aperta alla contribuzione di tutti gli utenti in buona fede, che non vogliano danneggiare il progetto, si impegnino a rispettare il suo codice di condotta e abbiano le competenze minime per farlo. La libertà di Wikipedia si identifica quindi con la sua apertura, con la sua natura di enciclopedia collettiva, scritta in tempo reale da anonimi volontari, che nasce dalla collaborazione di chiunque. La libertà di Wikipedia non è assenza di regole, ma al contrario dipende in grande misura dal rispetto delle regole del progetto, che ne garantiscono l'apertura creando un ambiente invitante ed evitando le concentrazioni di potere editoriale in capo a un utente o gruppo di utenti (la cosiddetta "cricca").
Ciò non vale solo per i nuovi utenti che si affacciano sul progetto per la prima volta e che vengono presto accompagnati alla porta se non vogliono o non possono rispettare le regole, ma vale soprattutto per gli admin e gli utenti esperti. Purtroppo questi ultimi, gli insiders, gli "utenti centrali", hanno la tendenza ad amare troppo Wikipedia e a volerla proteggere con troppa energia: quando esercitano il loro ruolo di gate keepers dell'enciclopedia in modo inutilmente stringente e arcigno, corrono il rischio di danneggiarla. A volte trasferiscono in bozza o cancellano in immediata voci decenti, o che potrebbero diventarlo con un po' di aiuto e di tempo; proteggono le voci senza reale necessità, per tempi inutilmente lunghi; modificano le regole di contribuzione a Wikipedia in modo da rafforzare il controllo editoriale che gli utenti centrali esercitano sui neofiti e rendendo sempre più faticosa e umiliante la contribuzione al progetto; hanno aspettative troppo elevate circa le motivazioni che dovrebbero spingere un neoutente ad avvicinarsi al progetto, nonché circa la conoscenza delle linee guida e la qualità della contribuzione che è ragionevole aspettarsi; sono affrettati, bruschi, persino maleducati con i nuovi utenti e con i vecchi utenti meno docili e accondiscendenti, troppo inclini ad applicare blocchi e sanzioni e restii a presumere la buona fede di chi non fa già parte della comunità (si vedano alcuni esempi nei post su Superspritz, Kirk, Ruthven, Phyrexian & Co, Fresh Blood).
A volte accade che gli admin appaiano così ingiusti e antipatici nell'esercizio delle loro funzioni speciali (i cosiddetti "tastini") e nelle interazioni con gli utenti "periferici" (neoutenti, utenti ripetutamente bloccati) da far pensare a una forma di sadismo, di soddisfazione meschina da leone da testiera che si diverte con il poco che ha disposizione. Non posso escludere che in alcuni casi ci sia anche questo, assieme a fattori di carattere genericamente culturale: spesso sembra che in Italia chi ha anche solo un briciolo di potere si diverta a esercitarlo in modo arbitrario e maleducato, senza altra ragione che il fatto di poterlo fare impunemente.
Ma credo che la motivazione principale sia un'altra, con la quale mi è più facile immedesimarmi. Dopo aver dedicato una parte consistente del proprio tempo a lavorare su Wikipedia, senza essere retribuiti e spesso senza essere riconosciuti e apprezzati per questo impegno utile e generoso, gli utenti tendono a sviluppare un attaccamento quasi religioso al progetto che tanto li appassiona. Diventa irritante che qualcuno si accosti a Wikipedia con motivazioni meno nobili. L'utente che scrive una voce promo per la sua azienda, associazione o cantante preferito, per il nonno morto, per il grande poeta con cui gioca a tressette sotto casa, per il maître à penser che ha conosciuto su "Porta a Porta", è visto come un POV-pusher che tenta di strumentalizzare Wikipedia per finalità private, invece che come qualcuno che vorrebbe far circolare conoscenze che, dal suo sincero punto di vista, hanno un valore. Una voce senza fonti o con fonti non attendibili è vista come un attentato alla credibilità del progetto, invece che come un tentativo maldestro di collaborazione. Perciò l'utente che scrive una voce non enciclopedica, non neutrale o non verificabile, l'utente appassionato o goffo che potrebbe, con un po' di tempo e fortuna, trasformarsi in utente esperto, diventa una figura del nemico alle porte da scacciare a scudisciate, anziché una occasione per l'enciclopedia di crescere in termini di collaborazioni e contenuti.
È questa la tendenza alla costruzione di un "convento" di monaci-wikipediani, la tendenza alla chiusura claustrale del progetto o alla costruzione della redazione di "vescovi": utenti esperti che credono intensamente nel progetto e soprattutto credono in sé stessi e nei propri colleghi. Si capisce quindi perché il terzo pilastro sia il più difficile da rispettare: la sua realizzazione richiede la collaborazione delle utenze che hanno meno interesse a rispettarlo, utenze che vedono Wikipedia non come uno strumento a disposizione di tutti per far circolare conoscenze potenzialmente di interesse generale, ma come un fine in sé, o una iniziativa culturale dalla vocazione educativa, cui ci si deve avvicinare con il cuore puro.
(Prosegue nella seconda parte)
Aspetto già la seconda parte. Spero non passi troppo tempo, sono mancati nuovi post per quasi un mese
RispondiEliminagrazie per l'incoraggiamento. La seconda parte in realtà è già scritta e aspetto a pubblicarla qualche giorno solo per non saturare i lettori. Comunque ho intenzione di rallentare il ritmo dei post e prima o poi interromperlo del tutto o quasi, se i wikipediani e gli antiwikipediani di vario orientamento decideranno di iniziare a usare questo blog per pubblicare cose loro.
EliminaOk
EliminaWikipedia non è più né libera né tanto meno neutrale se la percentuale di amministratori (utenti con enormi privilegi emersi sostanzialmente per cooptazione) che partecipa alle discussioni che contano, o ancora peggio che modifica certe voci "calde", è enormemente maggiore della percentuale di amministratori sul numero di utenti attivi. È come se in una democrazia votassero solo parlamentari e membri del governo. Ricordo ad esempio di aver letto una statistica in cui il 45% delle modifiche apportate alla pagina dell'invasione dell'Ucraina fu fatta da amministratori; molte cancellazioni controverse sono state farina del sacco della redazione degli amministratori. Quindi no, non è né libera né neutrale.
RispondiEliminaFaccio notare che l'implementazione di WP:INVOLVED viene discussa proprio in questi giorni e verrà ufficializzata a breve. Già è qualcosa.... Per il resto, il problema non sono le regole, perché quelle ci sono, e sono anche abbastanza chiare. Il problema è la loro applicazione, che non è per niente uniforme, al contrario si tende sempre a cercare la scusa per salvare gli utenti giusti, in nome dell'abusatissimo "caso per caso"
RispondiEliminaSono d'accordo che l'applicazione selettiva, discriminatoria e opportunistica delle regole è un grosso problema (ed è il tema del mio prossimo post sul quarto e quinto pilastro) ma penso che non dipenda tanto dalla qualità degli admin o degli utenti in generale, quanto dalla mancanza di regole che garantiscano l'accountability e l'imparzialità dell'adminship: manca WP:INVOLVED, ma anche una procedura di un appello contro i blocchi, l'ArbCom per il desysop e soprattutto la possibilità di RdP ben strutturate e inclusive sul contenuto delle voci e su ogni conflitto editoriale. Peraltro, se il problema dipendesse dalla cattiva qualità degli utenti, allora sarebbe un problema insolubile: è improbabile che gli admin di it.wiki vengano cacciati in blocco e, se venissero cacciati, è impossibile che ciò possa produrre un miglioramento della vita comunitaria e dei contenuti dell'enciclopedia.
EliminaAnche la procedura di appello dei blocchi si sta discutendo in questi giorni, e credo che verrà implementata anche questa, mentre sull'Arbcom sono meno fiducioso
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